Per un suo sviluppo, il laboratorio prende spunto dal libro "Giochi di una volta",
in cui sono illustrati e descritti molti giochi e filastrocche della cultura ludica del ferrarese,ma che può estendersi a tutta Italia. Giochi realizzati prevalentemente con l'interazione tra bambini e bambine, senza il ricorso ad oggetti ludici aggiunti, dove il corpo e lo spazio sono i protagonisti.
Questa sarà un'ottima occasione per rievocare ed imparare i giochi tradizionali non più in uso, ma che però restano in una “memoria collettiva”, che ha una profonda storia alle spalle, anche visibile nel quadro di Pieter Bruegel del 1560 (vera antica enciclopedia del gioco della fine del medioevo, che va al di là delle Fiandre/Belgio ma attraversa tutta l’Europa e nei territori che si affacciano sul Mediterraneo).
Facendo ricorso al peer teaching e soprattutto esercitando il problem solving, un'altra direzione di ricerca sarà quella che inviterà il gruppo classe ad adattare questi giochi al tema dell'inclusione sociale, a come cambiare qualcosa del gioco per renderlo giocabile anche da chi ha varie disabilità, senza però perdere in divertimento.
Imparare a descrivere un gioco, con le sue regole e circostanze, sarà un'altra importante competenza che verrà richiesta nel contesto di laboratorio, che apre alla possibilità di insegnare lo stesso a nuove persone, ma anche ad agganciarsi a quello che si vorrà sviluppare in maggio 2026, con la mostra fotografica presso GiocOsa.
L'attività sarà arricchita anche dall'incontro con l'autore del libro, Marco Botti.
